Associazione
Centro Yoga Anahata
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...La cucina vegetariana (o più
precisamente latteo-vegetariana), vanta tradizioni antichissime,
poiché risale al periodo Vedico (1500-1000 a. C.), e ha come
alimenti principali cereali, legumi, derivati del latte, verdure e
miele. Sarebbe estremamente interessante analizzare i motivi
religiosi, filosofici, sociali e medici che portarono allo sviluppo
di questo modo di alimentarsi, ma ciò sarebbe eccessivo per le
nostre modeste conoscenze ed inoltre andrebbe al di là dei compiti
che ci siamo prefissi.
...Dalla seconda metà del secolo
scorso, il crescente benessere ha portato un profondo squilibrio
nelle abitudini alimentari dell'Occidente, stravolgendo tradizioni
antiche che nei secoli avevano portato un equilibrio armonico tra
risorse dell'ambiente e sfruttamento umano. La nostra alimentazione
non è più scandita dal ritmo delle stagioni, che ci offivano
spontaneamente i cibi adatti alle condizioni climatiche: sintomatico
il fatto che per sapere quali sono le verdure di stagione è
necessario fornirsi di apposite tabelle! Inoltre la sempre maggiore
disponibilità di cibo, ci ha fatto perdere di vista le nostre reali
necessità in relazione all'attività svolta, costituzione e
metabolismo, sesso, età, clima...
...Il momento attuale, dopo l'eccessivo
ottimismo dei decenni passati, ci ha portato ad una riflessione sul
nostro intervento sul Pianeta che ci ospita e su tutti gli abusi che
abbiamo perpetrato, non ultimo quello legato all'alimentazione.
L'assenza di una qualsiasi pianificazione su larga scala della
produzione e delle risorse, ha portato da un lato eccessi di
produzioni da un lato e carestie dall'altro; l'applicazione di
"miracolosi" prodotti chimici e pesticidi, non condannabili in
assoluto, ma in relazione all'uso indiscriminato fattone, con il
conseguente inquinamento del suolo e delle fonti; le estese
monoculture in vaste zone della Terra hanno condotto ad un
impoverimento del suolo; la sempre crescente richiesta di carne ha
reso necessari imponenti di sboscamenti e radicali modificazioni
dell'ecosistema (vedi Amazzonia). Tutti noi conosciamo questi
problemi, a volte ne siamo addirittura nauseati, e spesso ci
troviamo impotenti di fronte alla domanda: "Che cosa fare ?".
Dapprima la curiosità e poi l'interesse di un crescente numero di
persone per alimentazione vegetariana dimostra che anche tra di noi
qualcosa sta finalmente cambiando. E' necessario chiarire il termine
"vegetariano", che ha innumerevoli sfumature: un primo livello
comporta all'astensione di cibi che comportino l'uccisione di esseri
viventi: carne e pesce. Un secondo livello porta all'esclusione
anche delle uova, in quanto esseri viventi in potenza: questa è la
dieta latteo-vegetariana, di tradizione Vedica, quella di cui ci
occuperemo. Un passo successivo porta all'eliminazione di tutte le
sostanze di origine animale, come derivati del latte e miele: la
dieta vegetaliana. L'ultimo stadio porta a nutrirsi esclusivamente
di vegetali e frutta cruda (vegana). Ognuno di queste tradizioni ha
le sue motivazioni, spesso belle e profonde oltre naturalmente a
punti oscuri e contradditori. Ad un giudizio superficiale alcune
concezioni possono apparire estreme, esagerate o rigide; noi
riteniamo che l'importante non sia tanto di aderire ad una o
all'altra corrente per motivazioni meramente intellettuali, ma
perché sentiamo che quella è la via giusta per noi, che possiamo
seguire naturalmente e senza eccessivi sacrifici: per esempio,
rinunciare alla carne o ai dolci semplicemente perché pensiamo "che
sia giusto così" porterà senz'altro ad un stato di conflitto, per
cui il cibo che abbiamo eliminato rimane al centro dei nostri
desideri; senz'altro i nostri propositi saranno frustranti e di
breve durata. Se al contrario, sentiamo che un dato cibo non è più
adeguato per noi, allora ce ne potremo distaccare senza fatica,
senza neppure rinunciarvi: semplicemente non lo desideriamo più.
Riteniamo che questa via "dolce", frutto di una progressiva
maturazione e consapevolezza, sia quella che porta i migliori
risultati.
...Ancora una veloce esposizione delle
teorie macrobiotiche, spesso confuse con quelle vegetariane. La
corrente macrobiotica, sebbene si fondi su concezioni tradizionali
giapponesi, è di formulazione piuttosto recente, intorno alla metà
di questo secolo. Presenta vari livelli, e nei più permissivi
concede l'uso di piccole quantità di pesce (perciò a rigore non
vegetariana), fino a quello estremo, in cui ci si alimenta
esclusivamente di cereali. In linea di massima esclude le solacee
(patate, pomodori, peperoni, melanzane), frutta (specialmente se
cruda, con esclusione della mela), dei cibi crudi in genere e dello
zucchero; per contro fa un uso massiccio di alimenti esotici (della
tradizione giapponese) e cibi cotti. La filosofia su cui si basa
porta a raggiungere e mantenere un equilibrio fra Yin e Yang.
...Quali sono le motivazioni che
spingono a divenire vegetariani? Principalmente sono le due
seguenti: la prima, di carattere etico, si basa sul principio che
l'uomo non deve danneggiare o uccidere alcun animale per il suo
sostentamento. La seconda di carattere salutistico: l'uomo non
possiede una struttura fisica da carnivoro, quindi il nutrirsi di
animali (le cui condizioni di vita, l'alimentazione e i metodi di
cura non sono propriamente naturali) portano ad un progressivo
intossicamento dell'organismo con le conseguenze per la salute che
ormai tutti conosciamo. Spesso queste due concezioni si fondono in
varie proporzioni e si rafforzano e sostengono l'un l'altra. Ma c'è
una terza ragione, meno appariscente ma altrettanto importante, che
spesso ci sfugge. Tutti noi possediamo un corpo, anzi per la
maggioranza di noi "siamo" questo corpo. Ma ci siamo mai chiesti da
cosa esso è costituito? Non è semplicemente l'insieme di sostanze
chimiche complesse variamente combinate, ma è ciò che noi
introduciamo al suo intemo: in parole semplici, noi siamo ciò che
mangiamo. E' una verità evidente, quando enunciata, quasi banale, ma
difficilmente ci pensiamo. Il cibo ci costituisce, e non solo su un
piano fisico (e perciò relato alla salute corporea), ma anche sul
piano mentale e addirittura spirituale, plasmando i nostri istinti,
desideri, concezioni, credenze e aspirazioni. Quando noi ci nutriamo
di esseri molto evoluti da un punto filo-genetico, e pertanto
fortemente individualizzati (come i mammiferi: il maiale ha una
struttura molto simile a quella umana, tanto che alcuni sostanze di
base per farmaci, come il cortisone vengono estratti dal suo corpo e
ben tollerati dall'organismo umano, porteranno ad incidere
drasticamente sulla nostra modalità dell'essere), inoltre
assorbiremo la loro aggressività; e, poiché senza eccezione sono
stati uccisi con violenza, la acquisiremo, insieme alla loro paura.
Se invece ci alimentiamo di esseri meno evoluti, quali i vegetali,
essi modificheranno in modo molto meno sensibile la nostra
individualità; in altre parole, saremo meno condizionati nella
nostra essenza dal cibo: in ultima analisi saremo più liberi e
coscienti. Questo punto di vista può apparire originale (per usare
un termine gentile), ma se pensiamo al comportamento degli
antropofagi, forse scopriremo che questa visione e maggiormente
radicata di quanto oggi si possa pensare. Quale motivo dunque
spingeva i "cannibali" a cibarsi dei propri simili? Acquistare le
caratteristiche positive presenti nell'altro (esempio: il valore in
un nemico coraggioso abbattuto) o rituale (cibandoci di una persona
cara trapassata, essa continua a vivere attraverso di noi); in
entrambe le forme si tende a modificare il proprio essere entrando
in contatto con il prossimo, e quale modo più intimo (seppure
estremamente discutibile) di fondere in noi l'essenza altrui che
nutrendoci di esso, trasformandolo nella nostra carne, in noi
stessi?
...Prima di occuparci della parte
pratica, è necessario spendere ancora due parole sulle teorie relate
all'alimentazione nelle tradizioni dello Yoga e dell'Ayurveda. Nella
concezione Hindu è sempre stato di massima importanza il concetto di
purezza, che ha profondamente influito sulla struttura della
società, determinando l'avvento delle caste, e di conseguenza anche
nell'alimentazione. Quest'ansia di purezza è sempre stata presente
nella civiltà Indiana, fino a diventare ossessiva ed opprimente,
creando moti di insofferenza o di pacifica rivolta (come nel
Buddhismo). Ma cos'è la purezza? In assoluto, tutto quanto è
presente nell'Universo, in quanto manifestazione dell'Assoluto, è
puro. In relazione però a esseri limitati ed imperfetti quali noi
siamo, è impuro tutto ciò che ostacola il nostro cammino verso la
liberazione.
Perciò mentre uno Yogin
realizzato può mangiare qualsiasi cibo, per quanto impuro e
contaminato, e trasformarlo, in modo quasi alchemico all'interno del
proprio essere, così non è per noi che siamo ad un livello
infinitamente più basso. E se per gli Hindu la contaminazione era
principalmente su un piano sociale e religioso, per noi Occidentali,
più pratici e concreti, la contaminazione può essere maggiormente di
carattere materiale: inquinamento da fertilizzanti e pesticidi nei
vegetali, da farmaci di vario genere negli animali. Se osserviamo
bene, le due concezioni non sono poi così diverse, ma solo adeguate
agli ambiti socio-culturali in cui si manifestano.
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